1. Falsità: ‘iniziano benedizioni, preparate il portafoglio ….’.
2. Chiarimento: ‘ ma le suore non benedicono’
3. Incomprensione: ‘perché tanto impegno? Anche di sabato e domenica! Fate metà paese un anno e metà l’anno seguente oppure radunate la gente nelle varie piazze e parcheggi e fate le benedizioni’ (tralascio altre soluzioni più folkloristiche)

Commento:

1. la ragione della visita alla famiglia e della benedizione della casa in occasione del Natale sta solo nel desiderio d’incontrare le persone, aver modo di ‘conoscerle’ e farci conoscere nel pieno rispetto di tutti e di ogni mentalità. Il denaro che si raccoglie è un puro contributo liberamente offerto come partecipazione alla vita della parrocchia e non è certamente condizione ‘sine qua non’ della benedizione. Prova ne è che in alcuni casi io stesso ho rifiutato l’offerta liberamente proposta quando non ho visto in essa il segno e la volontà di una partecipazione ma solo il ‘disbrigo di un disturbo.

2. Chiarimento. La benedizione natalizia non è un sacramento (sono sette e non uno di più) ma un ‘sacramentale’ ossia un gesto liturgico, un ‘segno’ che ci richiama il valore delle persone, delle case e della varie circostanze della vita. Si ‘benedicono’ le persone, le case, i luoghi e i momenti della giornata. La visita delle suore, ancorché senza benedizione, non è meno importante di quella del sacerdote perché il contenuto della visita e il medesimo: portare l’augurio di Buon Natale a nome di tutta la parrocchia assieme all’attenzione riservata a tutti. Tutti devono essere certi di poter ‘contare’ sulla comunità cristiana (nei limiti del possibile, s’intende)

3. Incomprensione. A questo punto le varie obiezioni dovrebbero essere superate. Noi, sacerdoti e suore, ne abbiamo discusso, sapendo che in altre parrocchie, anche limitrofe, si fa diversamente. Rispettiamo la loro modalità dettata dalla realtà locale. Noi ribadiamo la bontà e la fecondità della nostra scelta convinti che :

è una delle rare occasioni nelle quali siamo noi ad ‘andare’ mentre, in genere, attendiamo in chiesa o …

permette di conoscere le situazioni più variegate di cui, diversamente, non ci potremmo nemmeno accorgere

offre la possibilità di un primo contatto che nel tempo può approfondirsi

è l’occasione per ‘gettare un seme’, una parola, un saluto cordiale, un sorriso e una stretta di mano, a volte, valgono più di cento omelie, incontri di catechesi, ….

è un momento ecumenico e interreligioso: è capitato di pregare con evangelici, dialogare serenamente con buddisti e musulmani, anzi qualcuno ha persino dato il proprio contributo e pregato in silenzio con noi.

Per concludere: riconosciamo che è stato un po’ impegnativo ma possiamo tutti affermare che ‘ne è valsa proprio la pena’ perché i ‘frutti’ superano di gran lunga la fatica sostenuta.