Parrocchia San Pietro apostolo in San Pietro all'Olmo
Parrocchia Santi Giacomo e Filippo in Cornaredo
Pastorale del Turismo
Chi ha viaggiato conosce molte cose e chi ha tanta esperienza parla saggiamente.
Ho visto molte cose nei miei viaggi, ho imparato più di quanto dico (Sir.34, 9.11)
Terra Santa - pellegrinaggio (2018)



Terra Santa
"Ripartire da Dio" - Carlo Maria Martini
pellegrinaggio
- dal 2 al 7 gennaio 2018 -

 sito ''Custodia di Terra Sasnta''
 messaggio del Custode (video)
 intervista al card. Pizzaballa (Gerusalemme)

Sintetico diario del pellegrinaggio, con qualche semplice appunto.
Spiegazioni sui luoghi ve ne sono poche e sintetiche (c'è ben altro, sia su carta che su web)
Soprattutto non vi è alcun cenno alle emozioni, all'atmosfera, che non riusciremmo a rendere in alcun modo.
Per sapere "che impressione fa" trovarsi in quei Luoghi occorre andarci, non leggere quello che scrivono altri.

le immagini con bordino marrone possono essere ingrandite con un clic
(per chiuderle è necessario un secondo clic)
trovi un'immagine grande anche con un clic sulla lente



ala dell'aereo Quasi tutti alla prima volta in Terra Santa (con una sola eccezione, oltre - naturalmente - alla nostra espertissima guida, sulla breccia da quasi quarant'anni); perfino i pignoli controlli degli Israeliani, sia a Malpensa sia a Tel Aviv, non hanno scalfito l'entusiamo della truppa. Ci ha pensato il don ad aggiungere un pizzico di pepe, con quel suo passaporto che ha incuriosito taluni addetti ai lavori al Ben Gurion Airport; forse un'omonimia con qualche personaggio "antipatico" o forse un visto non esattamente gradito? E chi lo sa? Ma niente paura! In un paio di orette ce lo hanno restituito arzillo come sempre (anche se lui dice che non si è divertito poi così tanto).

   

Via di corsa sul pullman riservato, sempre tutto per noi per l'intero periodo, e via subito verso Betlemme, varcando il famoso "muro", saltato a piè pari verso quelli che noi chiamiamo i "Territori". La Basilica della Natività era a non più di quindici minuti a piedi dal nostro albergo (che - manco a dirlo - aveva come logo la cometa).
(nella foto a sinistra è la nuovissima torre di controllo dell'aeroporto Ben Gurion, illuminatissima come i numerosi alberi di Natale in giro un po' dappertutto)
- era il 1° giorno - 2 gennaio -




Gerusalemme
mura della Città Vecchia
Scorcio delle mura della Città Vecchia; costrui­te/rico­struite più volte, per via delle numerose domina­zioni, queste sono del tempo in cui i "padroni" erano i Turchi Ottomani (sec. XVI). Curiosa­mente il nucleo origina­rio della città (il Monte di Sion cristiano) è rimasto fuori della cerchia (nel corso dei secoli le mura hanno subìto grandi modifiche anche nel loro tracciato).
Uno dei primi incontri ... quasi un emblema!
Ebreo


la Torre di David   La Torre di David, o Cittadella. Distrutta e ri­costruita varie volte, si trova lungo le mura presso la Porta di Giaffa. Ora centro culturale, in pas­sato è stata residenza di quasi tutti "quelli che coman­davano" (ma non di David, malgrado il nome: ai suoi tempi non c'era ancora nulla) Torre diDavid  

Porta di Giaffa Scorcio della Porta di Giaffa (dal­l'in­terno della Città Vecchia), con la mezuzah collocata su un lato (pron. meşuşà) mezuzah
  La mezuzah contiene alcune preghiere tratte dalla Torah; viene sistemata sullo stipide destro di molte porte.

C'è un varco nelle Mura, a fianco della Porta: fu aperto in occasione della visita del Kaiser di Prussia Guglielmo II (1898), per via che la sua carrozza non sarebbe potuta passare dalla porta (se fu una sua pretesa o una cortesia dei "padroni" Ottomani ... mah!)


Era mattina molto presto, e i negozi ancora quasi tutti chiusi, sicché il suk era "un'altra cosa", ma per andare verso il Santo Sepolcro era meglio così (... e poi Giovanni, la nostra guida, era più tranquillo di non disperdere la sua truppa alla prima uscita nella folla ... Ma dopo due ore cambierà tutto! )
  Da queste parti tutte le indicazioni sono in tre lingue (e in tre caratteri diversi: ebraici, arabi, latini); a scuola i ragazzini israeliani le studiano tutte e tre.
E l'immagine della Madonna ... deve essere lì da molto tempo.
suk   indicazioni trilingue


ingresso della Moschea di Omar   minareto della Moschea di Omar   Lungo il nostro percorso nelle stradine del suk si trovava l'accesso alla Moschea di Omar, che non è quella con la grande cupola d'oro che domina il panorama di Gerusalemme, come dice taluno. Questa si confonde con le case, mentre l'altra domina la città dal centro della Spianata delle Moschee (o Spianata del Tempio, o semplicemente Spianata);
Vedi il particolare dell'ingresso ingrandisce Moschea di Omar
  Doveroso un cenno al califfo Omar o, più compiutamente, Omar ibn al-Khaṭṭāb, conquistatore di Gerusalemme nell'anno 637 (poco dopo la morte di Maometto, anno 632). Quando gli fu offerto di pregare presso quella che era stata la tomba di Gesù (per i Mussulmani un loro profeta) Omar rifiutò; lo fece per evitare che suoi successori potessero considerare quel luogo come luogo dell'Islam e come tale tolto ai Cristiani. Pregò, ma lo fece poco distante da lì, dove è poi sorta la moschea citata sopra.


la Basilica del Santo Sepolcro
piazzale Santo Sepolcro   L'ingresso della Basili­ca del Santo Sepolcro e la targa (pluri­lingue).
Insegna Basilica del Santo Sepolcro  
La Basilica è una struttura piuttosto complessa che oltre al Santo Sepolcro propriamente detto e al Calvario ingloba una quantità di altari, cappelle, nicchie risalente grosso modo al periodo dei Crociati. Le primitive scoperte e realizzazioni vengono fatte risalire a Sant'Elena, madre dell'imperatore Costantino convinta a portare alla luce questi Luoghi dal vescovo di Gerusalemme (Macario) durante il primo Concilio Ecumenico (Nicea, 325). Ma la storia di questo luogo è una lunghissima sequenza di ritrovamenti, costruzioni, distruzioni, ricostruzioni.
  A Sant'Elena è dedicata una cappella, che i "grandi" venuti a Gerusalemme non hanno mai mancato di visitare. La cappella, sotterranea, è collocata nel luogo dove tradizione vuole che Elena abbia rinvenuto la Croce di Cristo.

ingresso dell'Edicola  
edicola  
l'edicola del Sepolcro, con la fila dei fedeli in attesa, in questo momento stranamente corta...
(ma il Pope, al'interno, metteva ugualmente fretta...)
       anche i ''nostri''
l'ingresso, con le numerose lampade, secondo l'uso ortodosso
edicola  
 

Santo Sepolcro
Abbiamo detto - in premessa - che non avremmo cercato di descrivere le emozioni per timore di non riuscire a rappresentarle appieno.
E meno che mai qui, all'interno del Sepolcro.

Sul drappo azzurro è un scritta in greco che significa "Cristo è risorto".
(in caratteri latini sarebbe "Xristòs Anèsti") drappo azzurro
Il luogo che noi solitamente chiamiamo Santo Sepolcro, è detto dagli Ortodossi "anastasis", cioè luogo della Resurrezione ed in effetti nello stesso luogo Gesù è stato sepolto e lì è risorto. La frase "Xristòs anesti" era l'augurio e il saluto dei primi Cristiani per la Pasqua e altre feste.
La Resurrezione è qui ricordata in particolare con il dipinto a destra Resurrezione.

cupola Interno dell'alta cupola sopra l'edicola del Santo Sepolcro

È per far posto alla grande costruzione che a suo tempo fu asportata la collinetta all'interno della quale si trovava la grotta utilizzata come Sepoltura, come ci viene descritta dalle Scritture.

(come doveva essere quella grotta lo abbiamo capito meglio a Nazareth, dove, il quarto giorno del pellegrinaggio, ne abbiamo potuto vedere una simile).


mosaico dell'ingresso
Il grande mosaico all'ingresso della Basilica ci racconta la Deposizione, l'Unzione e Sepoltura di Gesù.
  (particolare del mosaico: la Deposizione lente - Deposizione)
All'ingresso della Basilica è collocata anche la pietra dell'Unzione, molto venerata anche se si tratta di manufatto collocato lì dopo alcuni secoli


È stato sufficiente fare pochi passi e salire una ripida rampa di scale e siamo sulla sommità del Calvario
Calvario

Lo spazio più ampio consente a ciascuno di soffermarsi un po' di più con i propri pensieri.
 
La costruzione della Basilica ha fatto sì che del Calvario sia rimasta solo la cima, al centro della quale si trova il piccolo altare dell'immagine sopra. Molti pellegrini si inginocchiavano per baciare la pietra sotto di esso (senza nessun Pope che mettesse troppa fretta ...), ritenuta il punto esatto della Crocifissione (a lato dell'altare alcuni vetri proteggono altre rocce).
Altro nome del Calvario è Gòlgota, termine che viene dall'aramaico (la lingua di Gesù) e significa cranio, mentre Calvario viene dal latino e significa luogo del cranio. Quindi ...
Immagine migliore

Scorci e particolari della Basilica, che è molto articolata, con numerose cappelle, altari, immagini;
l'ultima foto è dell'altare "dei Latini" (noi).

graffiti La "firma" dei primi pellegrini. Ai giorni nostri una cosa del genere è solo indice di maleducazione, ma questi segni sul muro sono tracce di storia di svariati secoli addietro. Erano i pellegrini che raggiungevano la Terra Santa dopo un lungo viaggio durato mesi o anche anni, durante i quali si arrabattavano in qualche modo per campare, sostando a lavorare anche per mesi lungo la strada per guadagnarsi di che sbarcare il lunario.
La strada più battuta partiva dalla Spagna, seguiva poi la costa settentrionale dell'Africa fino a giungere qui (e mica tutti ci riuscivano, perché fra stenti e pericoli di brutti incontri ...)
Noi che qui ci siamo venuti in aereo e pullman gran turismo possiamo quardare queste croci solo con simpatia e ammirazione (e qualcuno era più raffinato ... ).

le prime impressioni fra i "nostri", fuori dal Santo Sepocro
ora i negozi sono tutti aperti ...

Giovanni, la nostra bravissima guida, è solito offrire pane al sesamo al suo gruppo (pane che fra l'altro era ancora caldo e buonissimo)



il Cardo
targa del Cardo
La nostra truppa lo ha percorso quasi tutto, il Cardo, stradina dove si vende di tutto in negozietti aperti; la parte araba è divisa dalla parte ebraica (diversissima) da un portale (quarta foto). Come doveva essere all'epoca romana si vede in un dipinto posto ad una estremità del cardo stesso (ultima foto)
  Il nome cardo risale al tempo dei Romani che chiamavano così la via principale che attraversava la città (o l'accampamento) in direzione nord-sud ed incrociava il decumano (direzione est-ovest)



Basilica della Dormizione
L'attuale basilica è recente (sec. XX - proprietà dei Benedettini, che hanno anche un convento), sorto al posto di altre precedenti costruzioni - anche molto grandi - nel luogo che secondo un'antica tradizione sarebbe quello dove è avvenuto il "transito" di Maria. Siamo sul Monte di Sion cristiano, ora rimasto fuori dalle mura della Città Vecchia, presso la Porta di Sion.
  Dormizione è termine poco usato da noi ma molto usato altrove, per definire il transito di Maria che al termine della sua vita terrena si sarebbe come addormentata in un sonno profondo (dormizione, appunto) per essere assunta in cielo.
La grande figura di Maria, nella cripta, è il centro della Basilica (a destra si intravede un'immagine della Madonna Guadalupe messa qui dai Messicani; qui come anche altrove).
Eravamo ai primi di gennaio, sicché ovunque vi era il Presepe e - come qui - festoni natalizi e alberi addobbati (sotto, le foto centrali).
(e non manca Giovanni con le sue spiegazioni e i suoi racconti)



San Pietro in Gallicantu
A fianco è proprio il nostro gruppo che si avvia alla chiesa di San Pietro in Gallicantu, il cui nome già dice tutto; viene ricordato il pianto di Pietro subito dopo aver sentito il gallo cantare alla terza volta che aveva rinnegato Gesù.
E infatti un gallo è posto in cima alla cupola. 

La costruzione attuale è degli anni '30 (e si vede); ma da certe ricerche (che proseguono) sappiamo che c'era stato un monastero già all'epoca bizantina. Taluno ipotizza che qui si fosse trovato anche il luogo ove era stato tenuto Gesù durante il processo a suo carico.

A fianco della chiesa è rimasta una scala di epoca romana che scende verso il torrente Cedron (valle del Cedron o di Giosafat); si è ritenuto che da qui fosse passato Gesù per andare al Getsemani dopo l'Ultima Cena, ma recenti ricerche avrebbero "spostato" più in là quel percorso (tuttavia di qui Lui è sicuramente passato in altre occasioni; il Getzemani è laggiù e sappiamo che ci andava).

"Dopo la cena, Gesù se ne andò con i suoi discepoli, al di la del torrente Cedron"

"Quelli che avevano arrestato Gesù lo portarono da Caifa, il Sommo Sacerdote"

la sconsolazione di Pietro
(dietro l'altare - clic per il particolare)
"Non novi illum" (non lo conosco)
(e il gallo è lì)
"Signore, Tu sai tutto;
tu sai che ti voglio bene
"
 
 
sopra: scorci della Chiesa
(l'ultima foto è: "dove si scava" (da un pozzetto al centro della chiesa); è là sotto che si trova un piccolo locale evidentemente utilizzato come cella)

in basso: la nostra curiosità per un grande plastico (presso la chiesa) che riproduce Gerusalemme come doveva essere in epoca bizantina.
 

   
Questi due panorami dalla chiesa sono simili, verso la valle di Giosafat; a sinistra è evidenziato il lato sud della Spianata con la copertura dorata della Cupola della Roccia e quella - meno evidente - della moschea Al-Aqsa; a destra è visibile il Monte degli Ulivi (nella parte che sembra brulla vi sono dei cimiteri, privi di fiori, piante, monumenti, ecc.)
Nella foto centrale della prima fila, la parte più abitata del Monte degli Ulivi fa da sfondo alla chiesa di San Pietro in Gallicantu


Betlemme
Campo dei Pastori
 
Siamo a un paio di chilometri da Betlemme presso il vilaggio di Beit Sahur. Il "dopopranzo" della comitiva comincia con una puntatina nel luogo (o vicino al luogo, chissà?) dove i pastori "quella Notte" furono avvisati dall'Angelo che il Bambino era nato.

Ora vi sorge un moderno santuario francescano intitolato Gloria in Excelsis che per la forma ricorda la tenda di un accampamento (sotto: alcune foto di suoi dipinti che "raccontano" la Notte Santa).

Già al tempo di Sant'Elena in questo luogo vi era una chiesa dedicata agli Angeli che avevano annunciato la lieta novella, ma le alterne vicende di questa terra sono complesse; proprio qui nei pressi sono in corso importanti scavi che potrebbero raccontare molto di ciò che c'è stato (e intanto hanno già trovato importanti reperti dell'epoca di Erode).
 
 


Basilica della Natività
 
La grande Basilica sorge in margine all'abitato di Betlemme; la prima costruzione fu per iniziativa dell'imperatore Costantino, poi, anche qui, distruzioni e ricostruzioni ecc. secondo gli invasori/occupanti del momento. Curiosità: i Persiani di Cosroe (anno 614) rispettarono la Basilica perché sulla facciata c'era un mosaico raffigurante i Magi in abiti persiani, che ritennero loro antenati.

La Basilica è degli ortodossi greci; a fianco sorge un convento francescano, con una chiesa intitolata a Santa Caterina di Alessandria. La grotta della Natività si trova - con altre - sotto il presbiterio.

L'esterno della Basilica, dal lato del convento francescano (vedi croce e bandiere sul tetto ), vetrata della chiesa di Santa Caterina di Alessandria (la chiesa francescana annessa alla Basilica vera e propria) e la cappella di Sant'Elena, nella quale i "nostri" hanno concluso l'intensa giornata, con la celebrazione della Santa Messa).
E miglior conclusione non poteva esservi, in uno dei Luoghi "più" del pellegrinaggio .
  Nel nostro racconto non accenniamo alle questioni di proprietà, rapporti, attività, movimenti relativi a talune Basiliche e che coinvolgono le diverse Chiese cristiane locali, faccenda che ha conosciuto e conosce momenti "non belli"; in proposito il cardinal Martini soleva dire che "non spetta a noi giudicare".
Appunto.

la grande iconòstasi della Basilica, con le tante lampade tipiche delle chiese ortodosse


le nostre teste in attesa di scendere nella Grotta
sotto l'occhio attento di alcuni pope

DESCRIZIONE
"Qui dalla Vergine Maria è nato Gesù Cristo"
è la scritta (in latino) incisa sulla stella d'argento posta nel luogo dove è nato Gesù
(siamo nella grotta sotto il presbiterio della Basilica)

si fa la fila per toccare il Luogo.
li vicino, dietro la grata, c'è il Luogo della mangiatoia; normalmente c'è il Bambino, ma ora è vuota, perché sono i giorni dopo il Natale e il Bambino è su, nella Basilica, nel Presepe


A sera qualcuno aveva già deciso di ritornarci, in questi Luoghi.
  Curiosità: Betlemme è a grande maggioranza mussulmana, tuttavia una norma locale stabilisce che sindaco e vicesindaco siano entrami cristiani, uno latino (cioè cattolico) e uno ortodosso, alternativamente.
- era il 2° giorno - 3 gennaio -


Gerusalemme
il Kotel
Da noi meglio noto come Muro del Pianto, ma definito anche Muro Occidentale, è in realtà un [tratto del] muro di contenimento del Monte Moriah realizzato al tempo di Erode il Grande per allargarne la cima e ottenere quello che fu il Monte del Tempio e che ora è la Spianata delle Moschee (anche se solo una parte del muro è di quel tempo).
Si tratta di un luogo sacro per gli Ebrei che qui vengono per pregare.
Le foto a fianco sono del lato meridionale del muro (con scavi archeologici), come lo abbiamo visto mentre ci si avvicinava al luogo "della preghiera", poco più avanti.
spianata e scavi spianata e scavi
  Erode Ascalonita detto "il Grande" è proprio quell'Erode dei tempi di Gesù; viene definito Grande per via delle tante e grandi opere che aveva fatto realizzare, non certo perché buono e bravo (hai presente la strage degli Innocenti? era lui).

Alcune immagini del "Muro Occidentale" (Kotel o Muro del Pianto), dalla parte degli uomini
(qui si va separati, gli uomini a capo coperto; chi non ha cappello può prendere una kippah in prestito)

La Spianata delle Moschee è proprio sopra il muro, dove sono gli alberi (si può notare anche uno dei quattro minareti).
Nel'ultima foto si intravede una passerella di legno; è da lì che poi siamo saliti alla Spianata.
Kotel Kotel
Kotel Kotel

Kotel Kotel
Kotel Kotel
Per la preghiera del mattino gli uomini solitamente indossano il tallit (pron. talled - lo scialle di preghiera) o un altro indumento speciale (a sinistra dell'ultima foto, sbuca da sotto la giacca).
Nelle foto sopra a destra si sta preparando una particolare preghiera che si fa in gruppi di dieci uomini; fra poco apriranno quel grosso contenitore metallico sul tavolo per estrarne i rotoli contenenti i brani da leggere.
Kotel Kotel
  Naturalmente anche alcuni dei "nostri" hanno lasciato nelle fessure del Muro un foglietto con la propria preghiera.

E abbiamo capito perché, quando pregano, gli Ebrei si muovono in continuazione, in genere come per fare dei piccoli inchini: vogliono dire "prego con tutto il corpo, con tutto me stesso"
Kotel

Un fortuito incontro mentre ci si allontanava dal Kotel, diretti alla Spianata
 
Si tratta del bar mizwà (lett. “figlio del precetto”); il ragazzo sorridente sotto il baldacchino bianco viene accompagnato da parenti e amici, a suon di musica, al Muro per la cerimonia che lo farà "diventare grande", dopodiché sarà tenuto a rispettare appieno la Legge (che ha iniziato a studiare sin dall'età di 6 anni - ora ne ha 13).
Anche le ragazze fanno lo stesso passo (bat mitzwah) ma a dodici anni.
bar mizwà bar mizwà


la Spianata delle Moschee
Si sale lungo la passerella verso la Spianata delle Moschee, ovviamente attraverso un posto di polizia con tanto di controlli "tipo aeroporto".

Kotel salite alla spianata
  Nella foto di sinistra è visibile la staccionata che divide uomini e donne nello spazio davanti al Muro. Si vede anche, nell'angolo, l'arco che porta ad una sorta di galleria divenuta una piccola sinagoga; un gruppetto dei "nostri" vi ha seguito la guida per una brevissima visita (brevissima perché il locale era particolarmente affollato di uomini in preghiera e non si voleva disturbare ...; ovviamente abbiamo rinunciato a qualsiasi foto, malgrado vi fossero alcuni mobili ed oggetti che avremmo voluto documentare anche qui).

verso la Cupola della Roccia    verso la Cupola della Roccia  
la nostra truppa si raccoglie per poi avviarsi verso la Cupola della Roccia

È nota anche come Moschea di Omar, ma abbiamo visto ieri che quest'ultima si trova altrove, vicino al Santo Sepolcro; in questo posto (più o meno) il califfo Omar fece effettivamente costruire una piccola moschea di legno che però durò poco.
verso la Cupola della Roccia
  Il nome di questa moschea (il più antico monumento mussulmano da queste parti) è dovuto al fatto che copre la grande roccia dalla quale si dice che Maometto sia salito al cielo per ricevere particolari rivelazioni divine, dopo un volo notturno dalla Mecca su una strana cavalcatura con volto di donna.


la Cupola della Roccia e Casa del Tesoro    verso la Cupola della Roccia  
Casa del Tesoro
la nostra truppa si assiepa attorno a Giovanni, presso la Casa del Tesoro
(tutti incappottati: un venticello ...)
La Cupola della Roccia, la cui costruzione è iniziata già dall'anno 638 (califfo Abd-el-Malik); la doratura è del XX secolo. L'interno - ci dicono bellissimo - non è visitabile da noi.
A fianco della moschea è la Casa del Tesoro a suo tempo utilizzata per raccogliere le tasse e le offerte di tutti i sultanati per la costruzione della moschea.
(la piccola struttura bianca su un lato della Casa del Tesoro è una nicchia aperta verso l'interno (in araba miḥrāb), che indica la direzione della Mecca, per la preghiera)


Si lascia la Spianata, attraverso una delle quattro arcate (dette bilance) erette in corrispondenza di ciascuna delle porte della moschea; la tradizione mussulmana dice che da queste arcate penderanno le bilance con le quali Dio peserà le anime dei morti. archi-bilance  archi-bilance
Ma qui qualche accenno al di fuori del nostro racconto bisogna pur farlo. Questo luogo, la Spianata, fa di Gerusalemme la terza città santa per i Mussulmani, dopo la Mecca e Medina; ma qui c'era stato il Tempio degli Ebrei, Tempio che ora (dal 70 d.C.) gli Ebrei non hanno più; unico modesto "resto", se così si pu dire, è il Muro del Pianto.
E la Roccia viene identificata da taluno con il luogo del sacrificio di Isacco da parte di Abramo e come centro del Tempio ebraico (il Santo dei Santi).
Sulla Spianata anche i Cristiani hanno avuto "storia": in epoca crociata ove si trova la moschea al-Aqsa vi è stata - fra l'altro - la residenza dei Re di Gerusalemme, e la Cupola della Roccia era diventata una chiesa (Templum Domini) e qui nacque l'ordine dei Templari.
Poche parole, ma già bastano per capire quanto sia "delicato" questo posto, dove è anche opportuno non ostentare segni o simboli religiosi.
uscita della Spianata


chiese della Condanna e della Flagellazione
Flagellazione storia Condanna
Le due piccole chiese si trovano all'interno del convento francescano dove in passato erano state altre costruzioni.

Impegnata la prima, dove si ricorda la flagellazione di Gesù, è stato però possibile fare una puntatina nella seconda dove si ricorda la Sua condanna. Se la chiesa è relativamente recente, il pavimento reca tracce di quel tempo, come ci mostra Giovanni (terza foto); alcuni graffiti segnano il "tavolo" utilizzato dai soldati romani per un loro gioco. La foto verticale ricorda l'imposizione della croce a Gesù, dopo la condanna.

E stavolta la lapide che narra la storia della chiesa non è in tre, bensì in quattro lingue, con l'italiano che si aggiunge all'ebraico, all'arabo e all'inglese (sopra al centro).
Condanna


Piscina Probatica e basilica di Sant'Anna
Il nome di piscina probatica viene dal fatto che lì vicino c'era la porta delle pecore (in greco probatikè). La vicenda di questo luogo è molto articolata nel tempo e anche gli scavi ancora in corso - qui come altrove - sveleranno altro. Il Vangelo di Giovanni ci racconta come qui Gesù abbia guarito il paralitico ("Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina" Gv 5,8).

Contentiamoci di sapere che qui, metro più o metro meno, ci doveva essere la casa di Anna e Gioacchino, i genitori di Maria (e nonni di Gesù); lui era un sacerdote, quindi logico che stesse vicino al Tempio.
La chiesa è di origine crociata e funono i Crociati a ritenere di aver identificato il luogo (ora nelle grotte sotto la chiesa), che poi è il luogo dove Maria è nata.
  Completezza vuole che si accenni al fatto che la costruzione fosse mantenuta anche da Saladino (Ṣalāḥ ad-Dīn Yūsuf ibn Ayyūb), quando cancellò (1187) il Regno di Gerusalemme costituito dai Crociati; naturalmente non fu più chiesa, ma scuola coranica, fino a quando il sultano turco Abdul Megid la donò alla Francia (con tutti gli annessi) in ringraziamento dell'appoggio da questa ricevuto nella guerra di Crimea (1866); e francese è tuttora.
scendiamo nella grotta

(si ingrandisce solo l'icona)


Porta Santo Stefano
Forse non è un punto nodale del pellegrinaggio, ma un cenno va fatto.
Porta Santo Stefano Porta Santo Stefano
la nostra truppa bighellona qualche minuto davanti alla porta
(solo qualche minuto, perché con quel programma così intenso...)
I nome della porta è "variabile": Porta Santo Stefano, perché in fondo alla discesa fuori dalla parta fu martirizzato Santo Stefano (naturalmente a quel tempo la porta era differente e in fondo alla discesa c'era una specie di cava e non il ridente valloncello pieno di ulivi che c'è ora), Bab Sittna Maryam (dall'arabo: porta di nostra signora Maria) per la vicinanza con la casa di Maria (sono i Mussulmani a dire così) e infine Porta dei Leoni per via di alcuni piccoli leoni in rilievo, emblema del sultano Bybars.


Ain Karem
Siamo in un sobborgo poco distante dalla Città Vecchia di Gerusalemme (Ain Karem, appunto), alla chiesa intitolata a San Giovanni Battista.
E c'è un ottimo motivo. Qui si ritiene esservi stata la casa di Elisabetta e Zaccaria, genitori del Battista; casa natale di quest'ultimo.
E qui si colloca la Visitazione, cioè la visita che Maria fece alla cugina Elisabetta verso il termine della gravidanza di questa (vetrata sopra).
È nella chiesa di San Giovanni Battista, ad Ain Karem, che abbiamo celebrato la Santa Messa, nel terzo giorno del pellegrinaggio.

(immancabile il presepe)


italiano e spagnolo

lussemburghese e ucraino
Il muro di cinta è ricoperto con il canto di ringraziamento che Zaccaria pronunciò quando nacque il figlio Giovanni, il Benedictus in ventiquattro lingue, su piastrelle di maiolica (ce ne parla il Vangelo di Luca).

(a fianco il testo italiano, leggibile, se ingrandisci l'immagine)


 
Si sciama verso la pappa ...
   
   
La cucina di queste parti ci ha sempre trattato bene. Certo è che queste tagliatelle "all'italiana" ...
- la struttura (francescana) produce un sacco di cose in proprio -
(la scritta sul piatto dice una bugia, quanto al luogo)


Grotta del Pater Noster
ingresso

Siamo sul Monte degli Ulivi. La prima chiesa in questo luogo (chiamato Eleona) si deve a Elena (madre dell'imperatore Costantino) che forse volle riprendere una tradizione locale secondo la quale in questi luoghi avrebbe sostato spesso Gesù con i suoi discepoli; secondo la tradizione è qui, in cima al Colle degli Ulivi, che Lui insegnò loro il Padre Nostro.
Anche questa chiesa fu poi distrutta e ricostruita più volte, fino all'attuale struttura, recente (e incompleta).
   
 

In chiesa, nel chiostro e lungo i muri del recinto sono murati i testi del "Padre Nostro" (con piastrelle di maiolica) in molte lingue e taluni dialetti; dovrebbero essercene centosettanta o giù di lì.
 
Fra i numerosi testi ne abbiamo trovati anche in idiomi e caratteri "inconsueti" o addirittura nemmeno mai sentiti nominare, es. [bariba](zone della Nigeria)   [cherokee]   [moore](Burkina Faso)   [malayalan](Kerala, India)   [maori](Nuova Zelanda)   [ditammari](Benin e Togo) , ma anche [un sardo]   [calabrese] e finalmente [milanese]
(clic sui nomi per vedere i testi)

... e la Grotta del Padre Nostro
(da qualche anfratto veniva un dolcissimo canto delle Carmelitane - peccato non poterlo far sentire)
 


dal Monte degi Ulivi
Lungo la discesa dalla cima del Monte degli Ulivi verso il Getsemani, nella valle del Cedron (o di Giosafat) breve sosta in un tipico cimitero ebraico.
gli Ebrei usano lasciare un sasso quando fanno visita ai defunti (niente fiori o piante come facciamo noi).
nella prima foto (e nella foschia), panorama della città nel quale spicca la Cupola della Roccia; sotto di questa, ciò che da qui sembra un terreno brullo, è un cimitero mussulmano.


Dominus Flevit
Siamo sulle pendici del Monte degli Ulivi, scendendo verso il Getzemani.
Dominus Flevit, ovvero "il Signore pianse". Prima di questa piccola chiesa (recente, di una settantina di anni fa) in questo luogo vi era una chiesa bizantina, con relativo monastero; scavi recenti (da queste parti non si smette mai) hanno identificato una necropoli di epoca romana, con tracce che "parlano cristiano" dei primi secoli.
L'uso di legare questo luogo alla memoria del "pianto del Signore" è invece medievale.

All'ingresso è citato il brano "Non siete stati capaci di vegliare con me una sola ora ..." (Matteo 26)
Ma si ricorda anche "Quando fu vicino, alla vista della città, pianse su di essa" (Luca 19)
Il panorama, attraverso la grata dietro l'altare.
si scava, si scava ...
E che può mai essere al centro del panorama attraverso la vegetazione?
Chiesa di Maria Maddalena (ortodossa russa di fine '800) voluta dallo zar Alessandro III in memoria della madre; vi sono sepolte diverse principesse russe, una delle quali fu badessa nel convento annesso
La Porta Bella, murata; dava accesso diretto al Tempio (ora Spianata); fra gli alberi si intravede una delle arcate (bilance)
Un (bel) po' di teleobiettivo e nella foschia si gode una bella veduta della Cupola della Roccia
  La Porta Bella viene anche chiamata Porta della Misericordia o, più spesso, Porta Aurea anche se l'oro non centra nulla perché qull'aurea è solo la storpiatura del termine greco Oraia (Ωραια=bella)
Tradizione vuole che Gesù sia entrato in Gerusalemme proprio da questa porta in quella che è diventata la Domenica delle Palme (infatti è qui che si arrivava proveniendo da Betfage, come fece Lui quel giorno, superando il Monte dgli Ulivi).
È presso questa stessa porta che un vangelo apocrifo (seguito dall'iconografia classica) pone l'incontro fra Anna e Gioacchino dopo che ciascuno di loro aveva ricevuto la rivelazione dell'Angelo che preannunciava la nascita di Maria.


Getzemani

Scendendo dal Monte degli Ulivi siamo ormai vicini al torrente Cedron, nella valle di Giosafat (o "del Cedron")
ingresso
Getzemani è un termine che viene dall'aramaico (la lingua di Gesù) e significa "frantoio". E forse c'era. Comunque Matteo parla di "podere", e il posto doveva essere conosciuto da Gesù.
E qui Gesù si ritirò dopo l'Ultima Cena, scendendo per una scala come quella che abbiamo visto vicino a San Pietro in Gallicantu, il secondo giorno del pellegrinaggio.
  Taluno chiama questo luogo Orto degli Ulivi e "hortus" i Francescani che stanno qui lo hanno scritto sopra il cancello, mischiando un po' le cose (e hortus significa anche giardino). Ma non è importante.

Sin dai primi secoli qui sorse una basilica bizantina, poi una cappella dei Crociati. Ora a fianco degli ulivi sorge la Basilica di tutte le Nazioni, opera recente (poco meno di un secolo), conosciuta anche come Chiesa dell'Agonia.
La luce del giorno illumina l'interno attraverso vetrate violacee per rievocare l'atmosfera di "quella sera", quando Gesù era venuto in questo luogo dopo l'Ultima Cena, dove aveva pregato e sudato sangue, prima di esservi arrestato.
Il "nostro" Giovanni ci racconta un mucchio di cose anche sulla conservazione di quegli ulivi (sopra).
Sei di questi alberi sono ultramillenari e per uno di essi si stima (con carbonio 14 - da taluno contestato) un'età di circa 2500 anni, sicché, facendo i conti ....


Uno degli ulivi giovani ricorda la visita di Paolo VI
il 4 gennaio anche lui, come noi
(vedi sotto)
"Cristo tramite tra Dio e il popolo riunito attorno"
è il titolo del grande mosaico, ben visibile anche da lontano

Ai lati della Croce sulla punta della facciata si trovano due cervi che sembrano bere da ipotetiche sorgenti sui bracci della Croce stessa, con richiamo al salmo 42 (Come una cerva anela ai corsi d’acqua così l’anima mia anela a te, o Dio).
Breve storia di due furti: rubati nel 2000 i due cervi sono stati recuperati a Ramallah dalla polizia palestinese, ma rubati una seconda volta nel 2004 non sono stati più ritrovati. Quelli che vediamo sono dovuti ad una benefattrice spagnola che ha provveduto a far sistemare delle copie.

A sinistra: il nostro gruppo a naso all'insù, mentre ascolta le indicazioni di Giovanni.
mosaico della facciata
l'interno della Basilica di tutte le Nazioni o Chiesa dell'Agonia
(c'è anche un dipinto che raffigura il bacio di Giuda, avvenuto proprio qui accanto; non lo abbiamo riprodotto)


Tomba di Maria
Alcuni scorci dell'interno della chiesa, chiamata anche dell'Assunzione di Maria (la fine della vita terrena di Maria non viene intesa in modo univoco dai diversi riti dei Cristiani).
Nella foto centrale il piccolo accesso alla tomba, un grosso blocco di pietra; a sinistra la moltitudine di lampade che, secondo l'uso ortodosso, pendono dalla vòlta, annerita dal loro fumo.
Antichissima, la chiesa ha vissuto molteplici vicende (oltre alle consuete distruzioni e ricostruzioni qui ci sono state anche inondazioni del vicino torrente Cedron); quella che c'è ora in realtà è la cripta, oltre dieci metri sotto il livello stradale.
  Curiosità: dalle distruzioni del mussulmano Saladino (1187) fu preservata la cripta. Il sultano Ṣalāḥ ad-Dīn Yūsuf ibn Ayyūb (questo il nome completo) volle così in onore della "Beatissima Madre del profeta Gesù".


Grotta dell'Arresto
Detta anche Grotta dei Frantoio, è forse il più antico luogo di devozione cristiana, costituita sempli­cemente dalla sola grotta cui è stato aggiunto un cancello; siamo in uno dei punti "più" del pelle­grinaggio, purtroppo inseguiti da un orario di chiusura ...
 
... ma torneremo


- era il 3° giorno - 4 gennaio -




È giunto il momento di lasciare Betlemme e la Giudea per dirigerci verso la Galilea, a nord; e si passa il "muro" per l'ultima volta (in giornata faremo ancora dentro e fuori fra lo Stato d'Israele e i "Territori", ma non qui .)


Deserto di Giuda
Discesona dai 750m s.l.m. di Gerusalemme fino ai 275 "sotto" di Gerico (che però abbiamo solo lambito), attraverso una zona pelata come una zucca, ma ugualmente affascinante. In realtà il primo tratto, irrigato con il famoso sistema goccia-a-goccia, tutto sembrava fuorché un deserto; e - ci dicono - fra un mesetto, con la stagione delle piogge, anche qui nella zona brulla "scoppierà" il verde, con tanti fiori.

Deserto o non deserto, i nomadi ci stanno.


(La qualità delle foto risente del fatto che sono state prese dal pullman in movimento)


Monte delle Tentazioni
In realtà sosta-relax, perché il Monte delle Tentazioni (o Jebel Qarantal, nome che rievoca proprio i quaranta giorni di Gesù "lassù") noi lo abbiamo visto solo dal basso. Vero è che fino ad un certo punto c'è una ovovia che "aiuta", ma ... sarà per la prossima volta.
Questa volta ci siamo contentati di vedere così quello che resta di un eremo che ha radici molto lontane nel tempo e che termina con una cappellina che si vuole essere nel luogo della prima tentazione di Gesù.
Ma si diceva relax davvero, ad esempio per gustare delle spremute di melograno davvero molto buone.
E che c'entra questo albero con la vita di Gesù? C'entra. Nel senso che è su un albero come questo (un sicomoro) che poco lontano da qui salì Zaccheo, molto piccolo di statura, per riuscire a vedere Gesù nella folla di Gerico, e così anche Gesù vide Zaccheo e lo chiamò.

(per inciso: i piccoli frutti del sicomoro sono buonissimi)


Qasr el Yahud (Giordano)
La nostra "formazione" sciama verso il Giordano. Non si tratta solo di una visita "di curisità" perché da lì a poco rinnoveremo le promesse battesimali; è un altro dei momenti "più" del nostro pellegrinaggio, che oltre alla nostra presenza in un Luogo con la "elle" maiuscola ci coinvolge come co-protagonisti.
  La struttura sulla riva opposta è in territorio della Giordania; vicino alla nostra sponda alcune indicazioni lasciano intuire quanto delicato sia il confine segnato dal fiume.
E ... non si sa mai:

parrocchiano parrocchiana
Don Luigi presiede il rinnovo delle promesse, poi a tutti quanti ha versato in capo l'acqua del Giordano.

foto di gruppo
il gruppo al completo
  (foto in formato jpg, 3517x2413px )
Pronti per ripartire: destinazione Nazareth, per il pranzo (cominciamo da lì).




  Non c'entra nulla con lo scopo del nostro viaggio, ma qui bisogna soffermarsi su una piccola curiosità.
L'agricoltura qui è "grande", per via che anche dove il terreno è desertico, sono riusciti a fare bellissime cose grazie alla famosa irrigazione "goccia a goccia". Diminuite le colture di agrumi, per via della concorrenza di altri posti, ora viene coltivata molta frutta esotica.
E quindi anche le banane (ce ne sono molte) e qui sta la curiosità: tutti i caschi appesi agli alberi vengono "incartati" con sacchi di plastica azzurra un po' per favorirne la maturazione ma soprattutto per proteggerli dalle vipere, che andrebbero a rosicchiarli, danneggiandoli.
(la foto è presa dal pullman in corsa, sicché...)



Nazareth (prima parte)
A Nazareth siamo arrivati sotto una pioggia a catinelle; ma a pranzo le tavolate sono state festose come al solito (ma perché non abbiamo foto delle tavolate?), senza troppo lamentarci, forse - chissà - perché in questi posti quando piove è una grazia.
(contentiamoci della foto dell'ingresso di quel simpatico ristorante dove ci è stato servito anche del buon vin brulé)


Chiesa di San Gabriele
Ai tempi di Gesù, Nazareth era un villaggio molto modesto, lontano dalle vie di comunicazione. Le abitazioni erano tutte case-grotte, cioè si sfruttavano i molti "buchi" nel terreno ai quali si anteponevano locali costruiti (come del resto anche altrove).

La nostra visita inizia dalla piccola chiesa greco-ortodossa intitolata a San Gabriele, l'angelo dell'Annunciazione.
(sotto: alcuni scorci dell'esterno)
La nostra truppa si avvia verso la chiesa di San Gabriele
(piove ancora, ma solo un po')
(la differente colorazione delle foto è dovuta all'utilizzo di apparecchi diversi con i rispettivi eventuali flashes)
Tutti erano dotati di cuffietta-radio per ascoltare le sue spiegazioni, tuttavia Giovanni era sempre marcato stretto da tutti (prima foto). Qui ci parla della bellissima iconòstasi della chiesa di San Gabriele.
Nella seconda foto si vede la porta centrale dell'iconòstasi, dalla quale si affaccia il celebrante in taluni momenti
(per il resto l'iconòstasi divide i fedeli dai celebranti).

Alcune altre immagini della chiesa, compreso il soppalco. Naturalmente in evidenza un'icona dell'Annunciazione (oltre a quella dell'iconoòstasi)


Basilica dell'Annunciazione
DESCRIZIONE
"Verbum Caro hic factum est"
Quello che è scritto sulla facciata della basillica lo conosciamo bene;
è la frase sotto la foto che suona diversa, con quel "hic" in più.
Solo in questo Luogo è giusto, solo "qui" (hic = qui)
come è scritto sotto il piccolo altare nella grotta chiusa all'interno della Basilica

Quell'hic torna anche alla proclamazione del Vangelo durante la Santa Messa quando siamo soliti ascoltare
" l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret "
ma qui ascoltiamo invece
" l'angelo Gabriele fu mandato da Dio qui"
Abbiamo detto di non dare spazio alle emozioni, ma quel "qui".... (e non solo a Nazareth)

  A destra è il nostro gruppo che osserva alcuni scavi a fianco della basilica.
La grande Basilica che abbiamo visto noi non ha cinquant'anni di vita, ma sappiamo che qui c'era qualche cosa sin dai tempi apostolici; i Crociati, poi, realizzarono una basilica ancora un po' più grande dell'attuale.
Qui abbiamo fatto visita due volte; sì perché l'indomani era sabato ed il sabato qui è uso fare una processione con fiaccolata attorno e all'interno della Basilica con conclusione innanzi alla grotta. E stavolta ci siamo stati anche noi.


altare maggiore
altare piano superiore
altare piano inferiore
altare piano inferiore
Basilica Assunzione
piano inferiore
Basilica Assunzione
il gruppo osserva la grotta




Spagna
ai muri della Basilica sono state poste da nazioni o popoli immagini mariane, fra le più significative "di casa loro"
(es. Messico: Guadalupe)

Cina

Messico

Francia

Giappone

"Verbum Caro hic factum est"

La grotta dell'Annunciazione in momenti diversi della giornata.
Davanti si trova il grande altare per le celebrazioni principali,
attorniato da sedili alcuni dei quali ricavati dalle vecchie mura bizantine.


 
Il gruppo osserva i numerosi mosaici provenienti da ogni parte del mondo, presenti anche sotto il portico della Basilica
(uno dei mosaici ricorda la visita di Paolo VI nel 1964 - il 5 gennaio, proprio come noi)

Nazareth
alcuni altri ...
Andorra

Fiippine

Ukraina

Honduras e Italia


Chiesa di San Giuseppe (o della Sacra Famiglia)


scene come questa dovevano essere frequenti,
nella Nazareth di duemila anni fa


la statua dentro chiesa
È in questa chiesa che abbiamo celebrato la Santa Messa


Tomba del Giusto
Chi fosse questo Giusto... e chi lo sa? Quando le Religiose di Nazareth (francesi) acquistarono il terreno fu loro semplicemente detto che sottoterra c'era la tomba del Giusto (era la metà dell'800). È stato più di trent'anni dopo, nel corso di certi lavori, che casualmente è stato scoperto il primo vano sotterraneo e da lì il via a lavori di ricerca consistenti.
Per noi la cosa "più chiara" è sicuramente la tomba, con la sua pietra rotonda di chiusura, che ci fa capire bene come fosse la sepoltura di Gesù a Gerusalemme.
appena scesi nel sotterraneo subito si trova uno spazio che deve essere stato una cappella (gli archeologi hanno trovato tracce che fanno pensare a celebraioni)
locali comunicanti, evidentmente di abitazioni
qui sono stati rintracciati elementi dell'epoca crociata
la tomba, con la pietra rotonda che serviva - rotolandola - per chiudere l'accesso (l'accesso è bassino; per entrare occorre piegarsi, esattamente come al Santo Sepolcro, a Gerusalemme)

Qualche studioso azzarda l'ipotesi che si tratti della tomba di San Giuseppe
- era il 4° giorno - 5 gennaio -




Lago di Tiberiade
  oppure "mare di Galilea"
oppure "lago di Genesaret"
Monte delle Beatitudini
Ovvero: Il discorso della Montagna

È qui che viene collocato - metro più, metro meno (o anche un pochino di più) - quel momento della vita di Gesù durante il quale parlò delle beatitudini, in pratica buone regole che completano la Legge dei Dieci Comandamenti. Ce ne parlano Matteo e Luca.

Qui è sorta solo recentemente (ultimi anni '30) una chiesa con annesso convento di suore francescane, che hanno acquisito anche i terreni circostanti in modo da preservare la pace che qui regna.
 
Il testo delle Beatitudini è sempre esposto (in latino, con musica) presso l'altare (prima e seconda foto), ma anche nei vialetti del bel parco si trovano i diversi brani.
  Terza foto: Beati quelli che hanno fame e sete di giustizia, perché saranno soddisfatti
(e qualcuno si è portato a casa una "h" come ricordino...)
Anche Giovanni
"Se qualcuno ha sete, venga a me, e beva chi crede in me. Come dice la Scrittura: dal suo grembo sgorgheranno fiumi di acqua viva"


avevamo detto che era un bel parco ... (vista lago)

oggi la Santa Messa si celebra
in quel bel parco
(e poi il tempo si è rimesso al bello)






il nostro Giovanni la sa lunga
anche su questi mosaici



(che poi non sono così
carichi di storia, come altre cose...)

... questo lo conosciamo



veramente "i pani e i pesci" non dovrebbero essere qui; il luogo dove quell'episodio viene collocato è ai piedi della collina, a Tabgha;
ci andiamo subito.

Salutiamo il Monte delle Beatitudini


Tabgha
La chiesa della Moltiplicazione dei pani è anch'essa una costruzione recente (anni '80), ma, a differenza di quella sul Monte delle Beatitudini, sorge nel luogo di precedenti costruzioni, la prima delle quali del IV secolo. Della successiva chiesa bizantina (distrutta dai Persiani nel 614) resta il pavimento a mosaico.

Siamo presso la sponda del lago, nel luogo dove viene collocato il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci con il quale Gesù sfamò la folla che lo aveva ascoltato.

Il nome bizantino del luogo era Heptapegon (con il tempo storpiato in Tabgha) per via di sette sorgenti che erano qui.
i sette beccucci ricordano il vecchio nome del luogo



Quando Gesù parlava di macine da mulino da appendere al collo di certi malfattori prima di gettarli in mare, alludeva a questi pietroni: queste macine sono infatti del Suo tempo.

DESCRIZIONE
Non ci si poteva avvicinare, sicché la foto è bruttina, ma si capisce lo stesso: un pezzetto del pavimento (mosaico bizantino) sotto l'altare rappresenta due pesci e un cesto con quattro pani. Forse quell'antico artista si è sbagliato? I Benedettini tedeschi che stanno qui dicono invece che i pani sono cinque perché il quinto pane (anzi: Pane) sta sopra l'altare: è l'Eucarestia.

interno della chiesa


Pochi passi e siamo al
Primato di Pietro
cioè nel luogo ove la tradizione colloca Gesù mentre dice "Tu sei Pietro e su questa pietra ..."
A noi lo ricorda una piccola chiesa francescana sorta negli anni '30.
La tradizione è però antica, abbastanza vicina ai "fatti". Scavi recenti (dei Francescani) ci dicono che in questo posto, a ricordare quell'episodio della vita di Gesù, sorgeva una chiesa quantomeno in epoca bizantina. C'è anche il racconto di una certa pellegrina Egeria (IV-V sec.) che ci descrive questi luoghi; la donna cita quelle strane rocce a forma di cuore (sono sei) ritrovate anch'esse di recente (e se Egeria "la conta giusta" sulle pietre, significa che anche le altre cose che aveva scritto dovrebbero essere corrette).
  La chiesa è proprio sulla riva del lago, le cui acque negli ultimi anni si sono parecchio ritirate (e si vede) anche per via dei prelievi per l'agricoltura (consistenti, malgrado il grande risparmio consentito dal sistema "goccia a goccia"). Ora si sta studiando come prelevare e dissalare acqua dal Mar Mediterraneo o dal Mar Rosso, senza provocare scompensi ambientali.

Alcuni dei "nostri" osservano le pietre a forma di cuore già segnalate dalla pellegrina Egeria e ritrovate poi.

(il racconto di Egeria è stato ed è utile agli archeologi in diversi luoghi ed occasioni)
Il ritiro del lago ha lasciato scoperta una vera spiaggia che possiamo "esplorare", in un momento di relax.

All'interno della chiesa si trova il masso che la tradizione vuole essere stato quello sul quale si trovava Gesù quando affidò a Pietro la sua missione.

(taluno vuole collocare qui anche il luogo nel quale Gesù preparò da mangiare per i suoi, dopo la pesca miracolosa)

Anche qui due postazioni adatte per la celebrazione Eucaristica. In una è presente il ricordo della visita di Giovanni Paolo II, nell'altra di Paolo VI, primo pontefice a far visita in Terra Santa (1964)



Cafarnao
I Francescani hanno ragione ad aver posto questa insegna: è infatti qui che Gesù ha trascorso la maggior parte della sua vita pubblica (quando non era in giro), nella casa di Pietro. Cioè: della suocera di Pietro. insegna a Cafarnao

   
Abbiamo accennato spesso ai Francescani ma non abbastanza; sono qui da oltre ottocento anni (prima foto) durante i quali molti di loro sono rimasti vittime di persecuzioni varie; hanno fatto e fanno di tutto con diverse loro strutture la più nota delle quali è la Custodia di Terra Santa. Fanno ricerche documentali, archeologiche, hanno scuole, fanno assistenza alle popolazioni, gestiscono diversi luoghi siano essi legati alla vita di Gesù oppure no. Fanno anche i frati.

Questa nuovissima costruzione ottagonale simile ad un paracadute sovrasta quello che resta di una chiesa anch'essa ottagonale la cui costruzione (l'inizio) risale al V secolo (epoca bizantina). Si ritiene che quest'ultima ricoprisse i resti della "casa di Pietro".

Non arrischiamoci oltre; le ricerche sono recentissime e sicuramente salterà fuori qualche cosa di più.

(aggiungiamo solo che Pietro non era il tipo di pescatore che se oggi non si prende nulla stasera non si mangia; la sua era un'attività da piccolo imprenditore, come si direbbe oggi, che sfruttava il pescosissimo lago anche per vendere altrove il pesce, salato per la conservazione e il trasporto)

L'ottagono "vecchio", sovrastato dall'ottagono nuovo


Il villaggio di Cafarnao. I locali sono raggruppati in grandi riquadri, una sorta di quartieri, occupati da singole famiglie. A destra è visibile anche un muro di una sinagoga (di epoca posteriore)


È sempre sempre Giovanni
a tenere banco
 

pezzi "da studiare"



sul lago
Il programma prevedeva di attraversare il lago su un battello che riproduce barche storiche
(guardane uno )  
si fa festa sul battello

invece: giro fino al centro del lago, poi si rientra



Il pesce di San Pietro non è quello che chiamiamo così a casa nostra, che è di mare. I pesci che qui chiamano di San Pietro vengono dal lago, pescosissmo (sì, quelli che hanno servito a noi sono allevati). Diciamo che gli abbiamo fatto festa, nel modo con il quale lo mangiano qui: con le mani (è bello polposo e con le posate non si pulisce bene...). Ed è buono.


Cana di Galilea
La chiesa che ci ricorda il primo miracolo di Gesù sorge sui resti di una casa di quel tempo, ma che sia "quella" casa, quella dove Gesù mutò l'acqua in vino al pranzo di nozze che si stava celebrando, beh, che sia quella è anche possibile, ma proprio non è detto. Magari è una vicina...
Anche il recipiente che è stato ritrovato ... non sarà uno di "quelli", però possiamo pensare che sia "come" quelli.
Ricordando quelle nozze cui era invitato Gesù,
don Luigi ha impartito una speciale benedizione alle coppie presenti.

l'interno
... e il recipiente
... tappa abbligata dall'omino delle spremute di melograno e sua figlia (buonissime, le spremute)
 
  (la figlia è diventata dottoressa a Milano, con il sostegno di certi Italiani, e ora esercita per i suoi concittadini)


Nazareth (seconda parte)
Pochi documenti della processione con fiaccolata alla quale ha partecipato tutto il gruppo (anzi: proprio una delle "nostre" ha guidato la prima decina del Rosario).
Percorso attorno alla Basilica dell'Annunciazione con la comunità locale e poi all'interno della Basilica per il momento conclusivo (ma non disperiamo: sappiamo che l'evento è stato trasmesso in diretta da diverse televisioni - fra cui TelePace - sicché chissà che non si riesca a recuperare copia del filmato ... sarebbe bello conservarlo).

- era il 5° giorno - 6 gennaio -



Monte Carmelo

La nostra mèta dell'ultima mattina in Terra Santa è la punta principale del Monte Carmelo, che domina Haifa e il mare antistante; posizione panoramica e strategica.
Nei tempi antichi è stato qui che dimorava il profeta Elia e in seguito taluni monaci che dettero vita all'Ordine del Carmelo ed è al primo Padre Generale dei Carmelitani, beato Simone Stock, che il 16 luglio 1251 apparve la Vergine.
Qui sorge il Santuario intitolato Stella Maris, con annesso convento dei Carmelitani.

È in una cappela del Santuario sul Monte Carmelo che abbiamo celebrato l'ultima Santa Messa in Terra Santa (per questa volta).
La statua della Madonna è collocata su una colonna sul marciapiade della strada che corre fra la chiesa (con il convento maschile) e quello che fu il convento delle suore.
  Quella statua merita che si apra una parentesi. La grande costruzione dietro la statua era il convento delle suore ma la sua posizione al tempo di Moshe Dayan (guerra dei Sei Giorni, più o meno) fu giudicata strategica dalle forze armate israeliane che offrirono alla suore di trasferirsi un po' più lontano in un nuovo convento che avrebbero costruito apposta per loro. La Superiora assentì e lo stabile lasciato libero dalle suore divenne un centro di osservazione militare. Più tardi, alle suore fu chiesto di spostare una certa statua della Madonna rimasta all'interno dei locali e anche stavolta la Superiora assentì, sicché la statua in questione fu posta sulla colonna dove la vediamo ora, in margine alla strada. Passato altro tempo, un ufficiale subalterno in servizio in quel posto fece presente alle suore che lì la Madonna non ci poteva stare e che dovevano toglierla. Stavolta la Superiora (tedesca) rispose che loro - i militari - potevano fare quello che volevano della statua; però il giorno dopo lei - la Superiora - avrebbe convocato una conferenza stampa per dire a tutti che "voi avete cacciato una ragazza ebrea".
Ai piedi della statua comparve una corona di fiori bianchi; un nastro recava la scritta "ad una ragazza ebrea". Da chi fossero stati deposti quei fiori non si sa (ma certamente non da quell'ufficiale; non più lì).

Caesarea Marittima
Ormai più "turisti" che "pellegrini" lungo la costa ricca di spiagge che si estende a sud del Monte Carmelo verso Tel Aviv e Jaffa. Ormai c'è aria di partenza; subito dopo pranzo (a Jaffa) ci si dirigerà verso il Ben Gurion Airport e via a casa.
Un bel sole caldo, una bella spiaggia e i resti dell'acquedotto romano (un "doppio" acquedotto) dalle sorgenti del Carmelo fino a Caesarea Marittima, per sgranchirsi un po' (e cercare conchiglie?)

"faccio un'ultima foto ..."
"... e arrivederci l'anno prossimo!"

- era il 6° giorno - 7 gennaio -



Nel nostro racconto sopra si parla solo di immagini; non è fatto cenno ai sentimenti, alle emozioni.
Non ci abbiamo nemmeno provato.
Non saremmo riusciti a spiegare con parole quello che si prova in taluni Luoghi.
Per capire è necessario esserci; è necessario andare là.
  Il pellegrinaggio è stato proposto dalla nostra Comunità Pastorale, che ha assicurato anche la guida spirituale (don Luigi); l'organizzazione è stata curata da Duomo Viaggi che ha assicurato anche la presenza di un qualificato accompagnatore (citato sopra più volte e che ci prenotiamo per la prossima volta )
Ai partecipanti è stato anche affidato un testo di supporto (Shalom) il cui autore è il nostro compaesano don Romeo Maggioni.

febbraio 2018 (cod. 9112) - invio alla redazione di segnalazioni su questa pagina -
/eve/2018/terrasanta