Parrocchia San Pietro apostolo in San Pietro all'Olmo
Parrocchia Santi Giacomo e Filippo in Cornaredo
Epifania
 
Epifania del Signore
(solennità: 6 gennaio)

 parole del Papa
L’Epifania è una festa molto antica, che ha la sua origine nell’Oriente cristiano e mette in risalto il mistero della manifestazione di Gesù Cristo a tutte le genti, rappresentate dai Magi che vennero ad adorare il Re dei Giudei appena nato a Betlemme, come narra il Vangelo di San Matteo (cfr 2,1-12). Quella “luce nuova” che si è accesa nella notte di Natale (cfr Prefazio di Natale I), oggi incomincia a risplendere sul mondo, come suggerisce l’immagine della stella, un segno celeste che attirò l’attenzione dei Magi e li guidò nel loro viaggio verso la Giudea.
La parola epifania viene dal greco e significa semplicemente rivelazione, manifestazione e già i Greci la riferivano a divinità. La visita dei Magi fu la rivelazione al mondo.
Il brano di Matteo:
Gesù nacque a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode. Alcuni Magi giunsero da oriente a Gerusalemme e domandavano: "Dov'è il re dei Giudei che è nato? Abbiamo visto sorgere la sua stella, e siamo venuti per adorarlo".  All'udire queste parole, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i sommi sacerdoti e gli scribi del popolo, s'informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Messia. Gli risposero: "A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero il più piccolo capoluogo di Giuda: da te uscirà infatti un capo che pascerà il mio popolo, Israele." Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire con esattezza da loro il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme esortandoli: "Andate e informatevi accuratamente del bambino e, quando l'avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch'io venga ad adorarlo". Udite le parole del re, essi partirono. Ed ecco la stella, che avevano visto nel suo sorgere, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, essi provarono una grandissima gioia. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti poi in sogno di non tornare da Erode, per un'altra strada fecero ritorno al loro paese. (2,1-12)

= a sinistra: I Magi davanti a Erode, vetrata (XVe sec.), Musée National du Moyen Age, Cluny, Francia
= a destra: "Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese" (Mt 2, 1-12). In un curioso bassorilievo della Cattedrale di San Lazzaro, ad Autun (Francia) l'Angelo indica la Stella e scuote i Magi che dormono (uno ha già gli occhi aperti)


Tutto il periodo del Natale e dell’Epifania è caratterizzato dal tema della luce, legato anche al fatto che, nell’emisfero nord, dopo il solstizio d’inverno il giorno riprende ad allungarsi rispetto alla notte.
Ma, al di là della loro posizione geografica, per tutti i popoli vale la parola di Cristo: “Io sono la luce del mondo; chi segue me, non cammina nelle tenebre, ma avrà la luce della vita” (Gv 8,12). Gesù è il sole apparso all’orizzonte dell’umanità per illuminare l’esistenza personale di ognuno di noi e per guidarci tutti insieme verso la meta del nostro pellegrinaggio, verso la terra della libertà e della pace, in cui vivremo per sempre in piena comunione con Dio e tra di noi.
a Sinistra: Sandro Botticelli Adorazione dei Magi (tempera su tavola - 1482 ca)
Washington, National Gallery of Art
a destra: l' Adorazione dei Magi in una vetrata del Duomo di Milano (XIX sec.)
L’annuncio di questo mistero di salvezza è stato affidato da Cristo alla sua Chiesa. "Esso – scrive san Paolo – è stato rivelato ai suoi santi apostoli e profeti per mezzo dello Spirito: che le genti sono chiamate, in Cristo Gesù, a condividere la stessa eredità, a formare lo stesso corpo e ad essere partecipi della stessa promessa per mezzo del Vangelo" (Ef 3,5-6). L’invito che il profeta Isaia rivolgeva alla città santa Gerusalemme, si può applicare alla Chiesa: "Alzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce, la gloria del Signore brilla sopra di te. Poiché, ecco, la tenebra ricopre la terra, nebbia fitta avvolge i popoli; ma su di te risplende il Signore, la sua gloria appare su di te" (Is 60,1-2).
È così, come dice il Profeta: il mondo, con tutte le sue risorse, non è in grado di dare all’umanità la luce per orientare il suo cammino. Lo riscontriamo anche ai nostri giorni: la civiltà occidentale sembra avere smarrito l’orientamento, naviga a vista. Ma la Chiesa, grazie alla Parola di Dio, vede attraverso queste nebbie. Non possiede soluzioni tecniche, ma tiene lo sguardo rivolto alla meta, e offre la luce del Vangelo a tutti gli uomini di buona volontà, di qualunque nazione e cultura.


Dei Magi, Matteo ci racconta la visita e l'adorazione al Bambino. Ma su di loro, sui Magi, quello che dice è davvero pochino; non dice i loro nomi e nemmeno quanti erano (Matteo elenca tre doni, non tre persone), non dice chi erano (e tantomento che erano "re") e quel "giunsero da oriente" è davvero vago sulla loro provenienza (e poi: vicino, lontano...).
Ma nei secoli si è formata una consolidata tradizione secondo la quale diciamo che i Magi erano "re" (o quantomeno persone importanti), che erano di razze diverse e che si chiamavano Melchiorre, Baldassarre e Gaspare; essendo "importanti" si muovevano sicuramente con molte persone al seguito.
Una delle più antiche immagini dei Magi (che non c'è più) merita una citazione speciale: nell'anno 614 i Persiani di re Cosroe invasero quella che oggi chiamiamo Terra Santa e vi distrussero tutte le chiese e i conventi, molto numerosi anche se parliamo di cose vecchie di mille­quattrocento­dieci­ anni. Risparmiarono però la Basilica della Natività, a Betlemme, perché vi si trovava un mosaico che appunto raffigurava i Magi con indosso abiti "persiani". Gli invasori li ritennero loro antenati, ciò che li indusse a rispettare l'intera costruzione.
In realtà in altre culture vengono attribuiti nomi diversi, però quasi sempre sono tre.
i Re Magi di Ravenna
I tre Re Magi, particolare del mosaico Maria col Bambino attorniata da angeli.
di scuola ravennate italo-bizantina (VI sec.) nella Basilica di Sant'Apollinare Nuovo a Ravenna.
I Magi vi sono indicati coi nomi di Balthassar, Melchior, Gaspar, scritti in alto
Quello che è documentato, o, meglio, che man mano che ci avviciniamo ai tempi nostri è meglio documentata è la storia dei loro resti, divenuti reliquie. Anche qui in realtà si parte da mera tradizione, forse pura leggenda e si ascrive a Sant'Elena, madre dell'imperatore Costantino (quello del famoso Rescritto di Milano) l'aver rintracciato i resti dei Magi durante le sue molte e fruttuose ricerche di reliquie in Terra Santa e di averli fatti trasportare a Costantinopoli (oggi Istanbul), allora capitale dell'Impero.
Secondo una certa tradizione, i Magi sarebbero morti a Gerusalemme dove sarebbero tornati dopo la Crocifissione di Gesù.
L'im­pera­tore Costante - più o meno nell'anno 344 - avrebbe poi affidato i resti al vescovo di Milano Eustorgio (santo) che dopo la sua nomina si era recato a Costantinopoli per rimettere il precedente mandato di governatore; Eustorgio li portò a Milano con l'intenzione di custodirli nella cattedrale dell'epoca (Santa Tecla, ubicata dove ora c'è piazza del Duomo) ma, si racconta, dalle parti di Porta Ticinese il carro che trasportava il pesantissimo sarcofago si bloccò nel fango e non ci fu verso di farlo più muovere. Eustorgio interpretò il fatto come un segno divino e decise di far costruire proprio in quel luogo una chiesa dove custodire le reliquie (ed esservi poi sepolto lui stesso); quella chiesa non c'è più ed al suo posto sorge la basilica di Sant'Eustorgio nella quale ancora oggi si trova il colossale sarcofago di pietra (risalente al tardo Impero Romano) che avrebbe dovuto contenere le reliquie.
Diciamo "avrebbe dovuto", perché l'im­pera­tore Federico Barbarossa, dopo aver con­quista­to Milano e distrutto la chiesa (e tante altre cose; siamo nel 1162, cioè ottocento­sessanta­due anni fa) riuscì a trovare i resti, benché fossero stati nascosti; questi nel 1164 furono fatti trasportare dall'arci­cancel­liere imperiale Rainaldo di Dassel nel Duomo di Colonia (di cui Rainal­do stes­so era arci­vescovo) e lì si trovano tuttora. [foto a fianco]
Dalle nostre parti erano rimasti solo dei minuscoli frammenti, quelli che Sant'Am­bro­gio a suo tempo aveva donato alla sorella Marcellina (santa) che viveva in una residenza nella zona dell'odierna Brugherio e nel tempo divenuta monastero intitolato a Sant'Ambrogio. E qui cominciamo a trovare qualche conferma documentale di quello che è poi successo. Dopo qualche bega con l'arciprete di Monza le tre piccole reliquie vennero solennemente traslate (anno 1613) nella chiesa parrocchiale di San Bartolomeo a Brugherio  dove anche il cardinale Federico Borromeo le "inventariò" nel 1621 (in un piccolo reliquiario di fine fattura); e lì si trovano tuttora, dopo quattrocento­undici anni, assieme a tre piccole reliquie di Sant'Ambrogio, San Carlo e San Bartolomeo (incastonate nella base). Siamo ormai all'Epifania dell'anno 2013 quando il cardinale Angelo Scola ha inaugurato un nuovo altare intitolato ai "Cercatori di Dio" con una copia fedele del reliquiario, tradizionalmente esposto solo il 6 gennaio; la lunetta in basso è di quell'altare.
 
A sinistra: Giovanni Paolo II in raccoglimento nel Duomo di Colonia (dietro l'altare si vede il grande reliquiario)
a destra particolare del collare del borgomastro di Colonia; il simbolo dei borgomastro (corrispondente al nostro sindaco) è un ricco collare che sostiene un grande medaglione con gli emblemi della città; a Colonia il medaglione è sostituito dalla sagoma dei Magi.

L'omaggio del card. Tettamanzi con il tradizionale "bacio agli Umitt" per l'Epifania del 2010
nella chiesa di Brugherio;
Sopra, nella lunetta: Sant'Ambrogio dona le reliquie alla sorella, Santa Maracellina
(che certo non erano nel reliquiario di oggi, qui nella foto di sinistra)
E la parte principale delle reliquie? Sono ancora oggi conservate nel prezioso reliquiario posto dietro l'altare maggiore del Duomo di Colonia, in Germania. Solo nel ventesimo secolo e dopo molti tentativi, anche di personaggi importanti, Milano riuscì ad ottenere la restituzione di una parte di quello che il Barbarossa si era preso; il 3 gennaio del 1904, infatti, il cardinale Andrea Carlo Ferrari, Arcivescovo di Milano, fece solennemente ricollocare alcuni frammenti ossei delle spoglie dei Magi (due fibule, una tibia e una vertebra), offerti dall'Arcivescovo di Colonia Fischer, in Sant'Eustorgio dove furono posti in un'urna di bronzo accanto all'antico sacello vuoto con la scritta Sepulcrum Trium Magorum ("tomba dei tre Magi"), dove sono ancora, dopo cento­venti­ anni.
Curiosità della basilica di Sant'Eustorgio: sulla sommità del campanile, in luogo della consueta croce, si trova una stella a 8 punte, ricordo della stella che fece da guida ai Magi (ulteriore curiosità: quel campanile ha ospitato il primo orologio pubblico in Italia).
La cuspide del campanile di Sant'Eustorgio con la stella e il grande sarcofago all'interno della basilica, con la scritta in latino "sepolcro dei tre Magi"

Tradizione tutta milanese, è la Processione dei Magi che si svolge ogni anno il 6 gennaio sin dal Medioevo (docu­men­tata dal 1336).

Il corteo prende avvio, con gran sfoggio dei suoi costumi orientaleggianti, da piazza del Duomo fino a San Lorenzo, dove incontra Erode con la sua corte; prosegue poi fino a giungere a Sant'Eustorgio dove si trova la Sacra Famiglia, a cui i Magi portano i doni (presepe vivente).

A conclusione i figuranti fanno visita a comunità di anziani.

Tradizioni analoghe sono presenti anche in altre loalità; a Brugherio il corteo è più precisamente una processione con il reliquiario dei Magi.
L'immagine accanto al titolo è la pala dell'Altare dei Magi nella chiesa di San Bartolomeo (parrocchiale) di Brugherio.


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dicembre 2013  (pag. 3119) - invio alla redazione di segnalazioni su questa pagina -
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