Parrocchia San Pietro apostolo in San Pietro all'Olmo
Parrocchia Santi Giacomo e Filippo in Cornaredo
San Giuseppe Calasanzio
San Giuseppe Calasanzio
(San José de Calasanz)
sacerdote
- memoria: 25 agosto -
(ma nel rito ambrosiano quest'anno cede alla domenica)

 

Davvero poco conosciuto questo prete spagnolo mandato a Roma dai suoi estimatori forse per "far carriera" ma che invece qui trovò la sua vera ragione di vita. E sì che questa sua ragione di vita ha lasciato un segno profondo nella società.
José de Calasanz nacque a Peralta del Sal, nell'odierna provincia di Huesca in Aragona, il 31 luglio 1558 da genitori facoltosi; la sua famiglia vantava antica nobiltà ed era imparentata con i reali d'Aragona. La sua condizione gli consentì di accedere a dei buoni studi universitari, a quei tempi riservati a pochi. Fu presto benvoluto dai preti di quelle parti, il che non guastava; ebbe incarichi di responsabilità presso le diocesi di Lérida e Seo de Urgel (in Catalogna), finché i vescovi della zona gli affidarono (34enne, sacerdote dal 1583) l'incarico di andare a Roma per sbrigare certe loro faccende presso la Santa Sede. Non era il primo incarico, ma fu l'ultimo, perché José in Spagna non ci tornò.
A Roma diventò Giuseppe Calasanzio come lo conosciamo noi e, mentre espletava l'incarico per il quale i vescovi catalani lo avevano mandato, scoprì un universo giovanile fatto di miseria e di ignoranza che lui non aveva conosciuto; un ambiente che noi chiameremmo "degradato" (in realtà quasi la regola, a quei tempi) nel quale la criminalità la faceva da padrona.
In lui nacque una convinzione nuova. Vero è che in seguito al Concilio di Trento erano nate molte scuole di catechismo a cura delle parrocchie o delle varie confraternite, il che era già molto rispetto a prima quando non c'erano manco quelle. Ma era ancora pochino, pensò José, ormai diventato Giuseppe. Poco sia in termini di tempo, perché questi corsi si svolgevano solo nei giorni festivi, sia perché l'insegnamento era troppo limitato. Fede e morale erano le cose più importanti, d'accordo, ma occorreva anche altro.
Ricordiamoci che l'analfabetismo era la regola e anche il "far di conto" non andava oltre alle poche esigenze necessarie per "andare al mercato".

Statua realizzata da Innocenzo Spinazzi e che si trova nella Basilica di San Pietro in Vaticano dove fu inaugurata il 27 agosto 1753; curiosità vuole che si ricordi che in quel momento si trattava dell'unica statua dedicata ad un Beato (Giuseppe fu Santo dal 1767).
Giuseppe non pensò ad un frettoloso progettino "purché sia". No, pensò da subito ad un progetto che con i paroloni di oggigiorno sarebbe definito "organico", cioè volle realizzare scuole con programmi graduati da svolgere in classi omogenee e di complessità e difficoltà man mano crescenti. E non mancavano gli esami. Tutta roba che a noi sembra normale ma che a quei tempi era avveniristica. Ripetiamo: non esisteva nulla di simile, proprio non ci si pensava.
A questo disegno Giuseppe aggiunse il concetto che con un altro parolone di oggi definiremmo "sociale": le nuove scuole dovevano essere aperte a tutti e gratuite.
Per questo si ispirò anche a San Filippo Neri, che pochi decenni prima era solito avvicinare i ragazzi romani alle celebrazioni liturgiche facendoli divertire, cantando e giocando, in quello che sarebbe in seguito divenuto l'Oratorio come lo intendiamo ai giorni nostri.
E il progetto non rimase un'idea campata per aria. Giuseppe riuscì a realizzarlo iniziando proprio da un rione popolare dove si insegnava "catechismo solo la domenica", grazie alla collaborazione del Parroco di Santa Maria in Trastevere che ospitò la prima scuola pubblica. Era l'anno 1597 (qualche cosa come quattrocento­venti­sette anni fa).
Il vocabolo "pubblica" non è usato a sproposito: era la prima volta di una "scuola aperta a tutti", anche se oggigiorno la struttura di Giuseppe e del Parroco la si chiamerebbe "scuola privata" o "scuola confessionale" in quanto "non statale".
In una parola possiamo ben dire che San Giuseppe Calasanzio fu l'inventore della scuola pubblica (intesa come sopra detto) quando ancora le "istituzioni" erano molto lontane dall'occuparsene. In Italia si dovrà attendere la c.d. legge Coppino (15 luglio 1877) che renderà obbligatoria e gratuita l'istruzione elementare. Naturalmente lo Stato potrà intervenire con mezzi che Giuseppe duecento­ottanta anni prima poteva soltanto sognare e con l'appoggio di normative obbligatorie che lui non poteva emanare.
Il successo della scuola di Trastevere fu notevole e Giuseppe fu incoraggiato nel suo progetto che già "vedeva" ampio; mica voleva fermarsi a Trastevere, no, pensò subito "in grande" progettando l'apertura di scuole in giro per l'Italia (la seconda fu a Frascati, poi seguirono Narni e Mentana) anche se gli ci vollero anni, per via del reclutamento degli insegnanti (mica bastava bandire un concorso come si fa ora...). Per affrontare questo aspetto, nel 1617 fondò la Congregazione Paolina dei Poveri della Madre di Dio delle Scuole Pie appoggiato da papa Paolo V; ne facevano parte sacerdoti ed educatori votati alla formazione cristiana e civile dei giovani mediante la scuola. Si tratta degli Scolopi (nella lingua di José: Escolopios), che si diffonderanno in oltre 20 Paesi di 4 continenti (non in Oceania).
Curiosamente le prime scuole fuori da quella che oggi è l'Italia furono in Boemia, a Nicollspurgh e Stranice.
Nel 1610 scrisse Documentum Princeps uno dei pochi documenti che ha lasciato, nel quale espose i fondamenti della sua opera pedagogica, accompagnato da altri due con i regolamenti per gli insegnanti e per gli alunni. La scarsa mole dei suoi scritti (lettere a parte) è certamente uno dei motivi che fanno trascurare Giuseppe Calasanzio anche come pedagogo, pur essendo sicuramente un precursore della pedagogia moderna.
Nel 1622 Gregorio XV costituì gli Scolopi in Ordine Regolare, ciò che ne favorì ulteriormente l'espansione.
Ma non furono tutte rose e fiori; lo sviluppo dell'iniziativa fu talmente veloce che non tutto andò sempre per il verso giusto, sicché spuntarono parecchi "nemici", anche fra i suoi, che lanciarono dure accuse. Venne esautorato e il suo Ordine fu ridotto a semplice Congregazione senza voti. A quelli che erano rimasti attorno a lui fece coraggio: "L'Ordine risorgerà".
a sinistra: "L'ultima comunione di San Giuseppe Calasanzio", del connazionale Francisco Goya, già allievo dei Padri Scolopi a Saragozza, custodito nella chiesa delle Escuelas Pias (le "sue" scuole) de San Antón a Madrid;
a destra: statua in gesso modellata da G. Tomassy, ex-alunno degli Scolopi di Budapest.
Morì novantenne il 25 agosto 1648 senza avere avuto la soddisfazione di veder realizzata la sua previsione di rinascita, ma poi l'Ordine risorse davvero otto anni dopo, riabilitato da papa Alessandro VII. Il 16 luglio 1767 fu proclamato santo (Clemente XIII) e nel 1948 Pio XII lo proclamò Patrono davanti a Dio di tutte le scuole popolari cristiane del mondo.
È sepolto sotto l'altare maggiore della chiesa romana di San Pantaleo, presso Piazza Navona.
Presso la chiesa di San Pantaleo era stata trasferita la prima scuola "trasteverina" e stabilita la casa madre delle Scuole Pie.


A lui è intitolata la "Famiglia Calasanziana", un coacervo di alcune congregazioni religiose maschili e femminili che si occupano di istruzione, comprese un paio che si dedicano ai sordomuti.
La chiesa di San Pantaleo, a Roma (vicina a piazza Navona) presso la quale Calasanzio stabilì la Casa Madre; la chiesa non è più la stessa di quei tempi, però, perché fu ricostruita completamente pochi anni dopo la sua morte (ne fu addirittura invertito l'orientamento). A destra è raffigurato il grande altorilievo a stucco che sovrasta l'Altar Maggiore e che rappresenta il Santo
A Roma festa grande nella comunità per la ricorrenza del 25 agosto, ma altrove si preferisce evitare l'estate e ricordare il Santo il 27 novembre.


L'immagine a lato è al tempo stesso una curiosità e una dimostrazione di quanto si diceva sopra.
Sembra che si tratti di un normale negozio sotto un portico di Chiavari, invece è una chiesa, come si legge nell'insegna (luminosa, proprio come quelle dei negozi vicini).
Una chiesa vera, non una cappella, alta e di discrete dimensioni, inglobata in un palazzone di un "carrugio" della città.
Ed ecco la "dimostrazione": il palazzone con la chiesa altro non era che una scuola degli Scolopi che l'hanno gestita per secoli fino a certi stravolgimenti dall'epoca napoleonica in poi.
Resta la chiesa, nella quale ancora oggi celebrano gli Scolopi.
A destra del titolo Lo stemma dell'Ordine di Calasanzio, con il monogramma coronato di Maria e le lettere greche ΜΡ e ΘΥ, abbreviazioni per μήτηρ θεοῦ (Madre di Dio). A sinistra del titolo un anonimo disegno che rappresenta il Santo nell'ambientazione più ricorrente nella sua iconografia: circondato da bambini.


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luglio 2015  (pag. 3025) - invio alla redazione di segnalazioni su questa pagina -
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