Parrocchia San Pietro apostolo in San Pietro all'Olmo
Parrocchia Santi Giacomo e Filippo in Cornaredo
Tridueo Pasquale


Triduo Pasquale
catechesi del Papa
(del Mercoledì Santo del 2019)

 benedizione Urbi et Orbi (registr.)
 a Cornaredo
 Papa ai Cattolici di Terra Santa
 il tempo pasquale (dal Parroco)
(testo del 2019)

1)

Oggi vorrei soffermarmi a meditare sul Triduo Pasquale che incomincia domani, per approfondire un po’ quello che i giorni più importanti dell’anno liturgico rappresentano per noi credenti.
Vorrei farvi una domanda: quale festa è la più importante della nostra fede: il Natale o la Pasqua? La Pasqua perché è la festa della nostra salvezza, la festa dell’amore di Dio per noi, la festa, la celebrazione della sua morte e Risurrezione.
E per questo io vorrei riflettere con voi su questa festa, su questi giorni, che sono giorni pasquali, fino alla Risurrezione del Signore.
Questi giorni costituiscono la memoria celebrativa di un grande unico mistero: la morte e la risurrezione del Signore Gesù.
Il Triduo ha inizio domani, con la Messa della Cena del Signore e si concluderà con i vespri della Domenica di Risurrezione. Poi viene la “Pasquetta” per celebrare questa grande festa: un giorno in più.
Ma questo è postliturgico: è la festa familiare, è la festa della società.
Esso segna le tappe fondamentali della nostra fede e della nostra vocazione nel mondo, e tutti i cristiani sono chiamati a vivere i tre Giorni santi – giovedì, venerdì, sabato; e la domenica - si capisce -, ma il sabato è la risurrezione – i tre Giorni santi come, per così dire, la “matrice” della loro vita personale, della loro vita comunitaria, come hanno vissuto i nostri fratelli ebrei l’esodo dall’Egitto.
Questi tre Giorni ripropongono al popolo cristiano i grandi eventi della salvezza operati da Cristo, e così lo proiettano nell’orizzonte del suo destino futuro e lo rafforzano nel suo impegno di testimonianza nella storia.
Cristo è risorto: questo è l’annuncio, a cui il Triduo conduce preparandoci ad accoglierlo, è il centro della nostra fede e della nostra speranza, è il nocciolo, è l’annuncio, è - la parola difficile, ma che dice tutto -, è il kerygma, che continuamente evangelizza la Chiesa e che essa a sua volta è inviata ad evangelizzare.
2)
San Paolo riassume l’evento pasquale in questa espressione: «Cristo, nostra Pasqua, è stato immolato» (1 Cor 5,7), come l’agnello. È stato immolato. Pertanto - continua - «le cose vecchie sono passate e ne sono nate di nuove» (2 Cor 5,15). Rinate.
E per questo, nel giorno di Pasqua dall’inizio si battezzava la gente.
Anche la notte di questo sabato io battezzerò qui, a San Pietro, otto persone adulte che incominciano la vita cristiana [testo del 2019 - n.d.r.]. E incomincia tutto perché saranno nate di nuovo. E con un’altra formula sintetica spiega San Paolo che Cristo «è stato consegnato alla morte a causa delle nostre colpe ed è stato risuscitato per la nostra giustificazione» (Rm 4,25).
L’unico, l’unico che ci giustifica; l’unico che ci fa rinascere di nuovo è Gesù Cristo. Nessun altro. E per questo non si deve pagare nulla, perché la giustificazione – il farsi giusti – è gratuita. E questa è la grandezza dell’amore di Gesù: dà la vita gratuitamente per farci santi, per rinnovarci, per perdonarci. E questo è il nocciolo proprio di questo Triduo Pasquale.
Nel Triduo Pasquale la memoria di questo avvenimento fondamentale si fa celebrazione piena di riconoscenza e, al tempo stesso, rinnova nei battezzati il senso della loro nuova condizione, che sempre l’Apostolo Paolo esprime così: «Se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, […] e non…quelle della terra» (Col 3,1-3).
Guardare in alto, guardare l’orizzonte, allargare gli orizzonti: questa è la nostra fede, questa è la nostra giustificazione, questo è lo stato di grazia! Per il Battesimo, infatti, siamo risorti con Gesù e siamo morti alle cose e alla logica del mondo; siamo rinati come creature nuove: una realtà che chiede di diventare esistenza concreta giorno per giorno.
Un cristiano, se veramente si lascia lavare da Cristo, se veramente si lascia spogliare da Lui dell’uomo vecchio per camminare in una vita nuova, pur rimanendo peccatore – perché tutti lo siamo - non può più essere corrotto, la giustificazione di Gesù ci salva dalla corruzione, siamo peccatori ma non corrotti; non può più vivere con la morte nell’anima, e neanche essere causa di morte.
E qui devo dire una cosa triste e dolorosa… Ci sono i cristiani finti: quelli che dicono “Gesù è risorto”, “io sono stato giustificato da Gesù”, sono nella vita nuova, ma vivo una vita corrotta.
E questi cristiani finti finiranno male.
3-4-5)
 
Il cristiano, ripeto, è peccatore – tutti lo siamo, io lo sono – ma abbiamo la sicurezza che quando chiediamo perdono il Signore ci perdona. Il corrotto fa finta di essere una persona onorevole, ma, alla fine nel suo cuore c’è la putredine.
Una vita nuova ci dà Gesù. Il cristiano non può vivere con la morte nell’anima, neanche essere causa di morte. Pensiamo – per non andare lontano – pensiamo a casa, pensiamo ai cosiddetti “cristiani mafiosi”.
Ma questi di cristiano non hanno nulla: si dicono cristiani, ma portano la morte nell’anima e agli altri. Preghiamo per loro, perché il Signore tocchi la loro anima. Il prossimo, soprattutto il più piccolo e il più sofferente, diventa il volto concreto a cui donare l’amore che Gesù ha donato a noi. E il mondo diventa lo spazio della nostra nuova vita da risorti.
Noi siamo risorti con Gesù: in piedi, con la fronte alta, e possiamo condividere l’umiliazione di coloro che ancora oggi, come Gesù, sono nella sofferenza, nella nudità, nella necessità, nella solitudine, nella morte, per diventare, grazie a Lui e con Lui, strumenti di riscatto e di speranza, segni di vita e di risurrezione.
Cari fratelli e sorelle, disponiamoci a vivere bene questo Triduo Santo ormai imminente – comincia domani -, per essere sempre più profondamente inseriti nel mistero di Cristo, morto e risorto per noi.
6)
Ci accompagni in questo itinerario spirituale la Vergine Santissima, che seguì Gesù nella sua passione – Lei era lì, guardava, soffriva… - fu presente e unita a Lui sotto la sua croce, ma non si vergognava del figlio.
Una madre mai si vergogna del figlio! Era lì, e ricevette nel suo cuore di Madre l’immensa gioia della risurrezione.
Lei ci ottenga la grazia di essere interiormente coinvolti dalle celebrazioni dei prossimi giorni, perché il nostro cuore e la nostra vita ne siano realmente trasformati.
 
Fracesco
7) 8)
da ''InCammino Insieme'' n. 15 del 14 aprile 2019
Le immagini:
  • Gaudenzio Ferrari, Ultima Cena, olio su tella (1541/42), Chiesa di Santa Maria della Passione, Milan0
  • L'Ultima Cena rappresentata con statue lignee a grandezza naturale attorno ad un altare del Santuario della Madonna delle Lacrime a Dongo (alto Lago di Como); opera attribuita a Fra Diego Giurati da Careri (XVII secolo).
  • Deposizione di Gesù, parte del grande mosaico nell'atrio della Basilica del Santo Sepolcro, a Gerusalemme.
  • Unzione di Gesù, dello stesso grande mosaicoa Gerusalemme.
  • Sepoltura di Gesù, terza parte del mosaico.
  • Noël Coypel, Risurrezione di Cristo (olio su tela - 1700ca.), Musée des Beaux-Arts, Rouen, Francia
  • L'atrio e l'ingresso del Santo Sepolcro, a Gerusalemme.
  • Celebrazione all'interno del Santo Sepolcro, a Gerusalemme.
  •      
        @ Parrocchia di Cornaredo        @ Parrocchia di San Pietro    


    aprile 2019
    pg. 40568 - gr.16827
    - invio alla redazione di segnalazioni su questa pagina -
    www.comunitasantiapostoli.it/aa/aa4_triduo.asp